Chi siamo: Pasquale Iannetti

Pasquale Iannetti

Pasquale Iannetti - Guida Alpina

Guida Alpina, Maestro di Alpinismo e sci-alpinismo.
Geometra, mancato architetto, ristoratore, fotografo dilettante.
Sono nato e vissuto quasi sempre in Abruzzo, dividendomi tra il piccolo borgo medioevale di Montone dove ho le radici e Prati di Tivo splendida località montana (mt. 1500 slm) ai piedi delle splendide pareti del Corno Piccolo e del Corno Grande nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Il mio amore per la montagna nasce nel 1962 durante un campeggio con gli scout a Casale S. Nicola sotto “ il Paretone “ del Gran Sasso prima e sui banchi di scuola dopo ascoltando la professoressa di scienze e geografia, la prof.ssa Felicina Forti.

I racconti e le avventure di Giggino Muzii, le imprese di Bonatti che alla fine degli anni 60’ che riempivano le copertine del settimanale Epoca fecero scattare in me la molla.

Anni intensi, grandi emozioni, grandi risultati e tante soddisfazioni ma purtroppo anche tante sofferenze; molte esperienze amare e soprattutto la drammatica perdita di tanti amici. La mia attività di montagna non è fatta di imprese alpinistiche ai limiti del possibile di vie in solitaria e drammatiche prove di sopravvivenza. No, la mia storia alpinistica è fatta di cose semplici così come semplici sono stati i miei maestri, primo fra tutti Gigi Mario e Giggino (Luigi) Muzii.

Le mie “Prime vie nuove” Sul Gran Sasso ho fatto diverse vie che portano nomi significativi: la Via Mirka al Monolito, la via dei Tetti, del Trapezio, la direttissima dei Teramani e la Samantha al Campanile Livia, la via Manuela, il Diedro Iannetti al Torrione Aquila, l’Alta via del Gran Sasso sul Paretone e per ultima la variante Barby alla via del Vecchiaccio.

L’arrampicata moderna – le mitiche Superga. Vedendo le immagini di Emilio Comici sognavo e capii che le scarpette Superga potevano migliorare il grip e l’aderenza . Io negli anni 70’ salivo con le mitiche scarpette di tela tutte le vie della parete Est, delle spalle e della nord del Corno Piccolo e del Corno Grande anticipando di cinque anni l’arrampicata di aderenza delle scarpette Asolo Chuinard e delle mitiche EB.

Il Rifugio Carlo Franchetti. Nel 1967 il CAI di Roma mi affidò la gestione del Rifugio Franchetti che gestii per 20 anni di “onorato servizio“ e che fui costretto a lasciare con dolore nel 1987.

I Corsi per diventare Guida Alpina. Nel 1970 in Grigna e sul Bernina frequento il corso e divento “Portatore Alpino”. Nel 1972 sono sul M. Bianco e sul Cervino per il corso e divento Guida Alpina e l’anno successivo al Pordoi divento Istruttore Nazionale di Alpinismo del C.A.I. Sono stato il primo ed il più giovane abruzzese formato in un corso Nazionale insieme a Trentini, Valdostani, Lombardi e Piemontesi.

Il Rifugio delle Guide. Nel 1979 realizzai il Rifugio delle Guide ai Prati di Tivo; un rifugio denso di vita ed unico nel suo genere dove ti sentivi a tuo agio per il calore e l’accoglienza. La cattiveria dei Pretaroli è riuscita a distruggere anche questo piccolo angolo di paradiso.

La famiglia. Nel 1979 l’incontro con Santa che diventerà nel 1980 mia moglie. Un amore semplice e sincero fatto di progetti e di grandi aspettative. Nel 1982 nasce Eugenio e nel 1987 Fabio. Essere padre di due splendidi figli come loro, belli bravi ed intelligenti (laureato in Architetto il primo e Scienze bancarie il secondo) mi riempie di orgoglio e soddisfazione. Sono la mia forza. Nel 1990 a Montone realizzo il Bucciarello da Montone, un ristorante fine e di gran classe.

Da qualche anno sono tornato a vivere a Montone dove sono vissuto da bambino. Montone è un piccolo borgo medioevale arroccato sulle colline che degradano dolcemente verso le dorate spiagge di Giulianova. Dalle finestre della mia casa ho la visone del mare a sinistra, di fronte il gruppo della Maiella, la catena del Gran Sasso, la Laga ed i Monti Gemelli. Cosa volere di più?
Qualche volta, affacciato alla finestra, nel vedere il Corno Piccolo mi sono catapultato con il pensiero e mi sono ritrovato appiccicato sulle pareti delle Spalle e sono riuscito a calarmi talmente bene nel sogno che mi sembrava quasi di arrampicare. Nel 2009 una stupida caduta con gli sci sulle nevi della Montagna dei Fiori ha fermato il tempo. Un brutta frattura alla tibia ancora mi crea diversi problemi di mobilità. Questo banale incidente ha cambiato molto il mio modo di vedere la montagna e dopo tanti anni di intensa attività in montagna ho capito tante più cose. La montagna è un mondo a parte, con regole e principi propri. Chi non la conosce non può capire. Ci si può avvicinare, certo, la si può apprezzare, però no, non la riesci a comprendere fino in fondo. La montagna bisogna ascoltarla perché ha molto insegnare. Insegna che il limite, l’impossibile esiste e che se anche ci provi, certe cose non le puoi fare. Ci sono situazioni in cui la scelta di proseguire, d’insistere, è una scelta suicida e non può che portare ad una conclusione. La montagna è rispetto, ti mette alla prova, ti mette addosso la voglia di sognare, ti fa amare e rispettare la natura. I motivi che mi hanno spinto a scalare le montagne non si possono spiegare. Vedere una parete ed avere la voglia di scalarla è un istinto insopprimibile da sempre e non ti abbandona mai. Un amico, anni fa mi ha prestato il libro di Marco Confortola “Giorni di ghiaccio” e tra le pieghe dei suoi racconti mi ha colpito questa frase: Le vere Guide Alpine sono quelle che arrivano alla vecchiaia, di eroi sono pieni i cimiteri. E’ proprio vero.